Giovanni Bellini (Venezia, 1433 circa - 1516)



Pala votiva Barbarigo
Olio su tela, 200 x 320 cm
Chiesa di San Pietro Martire, Murano

L'opera, firmata e datata 1488, raffigura il doge Agostino Barbarigo inginocchiato mentre San Marco lo presenta alla Vergine col Bambino in trono, al cospetto del suo santo omonimo Agostino. Questa pala votiva venne commissionata dal doge probabilmente a seguito della discussa elezione di due anni prima nella quale succedette alla guida della serenissima dopo la morte del fratello Marco. Egli voleva quindi ribadirne la sua legittimità come voluta dalla provvidenza divina per intercessione della Vergine. La grande tela era destinata al palazzo di Agostino Barbarigo in campo San Polo, e li vi rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1501. Per legato testamentario l'opera pervenne alla chiesa di Santa Maria degli Angeli a Murano e nel 1815 viene segnalata per la prima volta nell'attuale ubicazione.
In questa grande tela l'artista da un saggio della sua straordinaria abilità nel mettere in rapporto figure e paesaggio attraverso una luce calda e avvolgente che pervade l'intera composizione. Ciò gli permette di soffermarsi nella resa di alcuni particolari realizzati con grande virtuosismo tecnico, come i riflessi lucenti della veste dorata del doge bilanciati dalla parte opposta della composizione dallo splendido piviale finemente decorato di Sant'Agostino. Dietro quest'ultima figura compare una città fortificata che riprende quella già descritta da Giovanni nell'Incoronazione della Vergine di Pesaro (Museo Civico) e che potrebbe alludere a quella che è forse la più importante opera scritta dal santo vescovo di Ippona e dottore della chiesa, La città di Dio. Vicino alla figura di Agostino compare in primo piano una pernice solitamente allusiva al peccato, in questo caso quello combattuto dall'autorevole santo patrono del Barbarigo. Nei pressi della balaustra marmorea compaiono poi due altri uccelli il cui valore simbolico si riferisce al neoeletto doge. L'airone, più in basso, simbolo di longevità e il pavone allusivo all'immortalità concessa dalla grazia divina.